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Genova
(Castellammare di Stabia, 1707 - Napoli, 1789)
Ritratto di bambina,
Olio su tela, 40,5X28,5

Bernardo de Dominici nelle Vite dei pittori, scultori ed architetti napoletani edite nel 1743, osservò che le pitture di Bonito furono assai lodate e gli valsero una grande reputazione e, secondo noi, in netto anticipo rispetto alla produzione di Gaspare Traversi. I risultati raggiunti furono straordinari, soprattutto considerando che si concentrano in modo particolare tra il quarto e il quinto decennio, nel momento preponderante e trionfale della retorica tardo barocca inaugurata dal Solimena. Il suo particolare talento nella ritrattistica, gli permise altresì di frequentare la corte di Carlo e Maria Amalia di Borbone e l'aristocrazia partenopea. Allievo di Francesco Solimena, l'artista si pone di conseguenza tra i principali protagonisti della pittura del XVIII secolo; capace regista nell'affrontare scene di storia, ma altresì sapiente lettore della vita quotidiana, dimostrandosi capace anche di porsi in alternativa all'aulica ufficialità della corte. E sempre la nostra tela evidenzia una introspezione psicologica ed emozionale, aspetto che sovente la critica, partendo dal Longhi, ha negato a Bonito di possedere, relegandolo un passo indietro rispetto ai suoi contemporanei e confinando le sue creazioni in un ambito di una generica illustrazione, incapace di cogliere la sostanza più intima e segreta dei sentimenti, spesso scadendo anche nell'ovvietà e nel cattivo gusto (Spinosa, 1988, p. 60). Osservando il dipinto in esame, è possibile affermare che il giudizio longhiano sia inesatto, sottolineando quanto l'immediatezza espressiva e senza filtri caratterizzi l'immagine del ritratto in esame.

Bibliografia di riferimento:
B. De Dominici, Vite de' pittori, scultori ed architetti napolitani, III, Napoli 1763, pp. 712 - 714
N. Spinosa, Pittura napoletana del Settecento. Dal Barocco al Rococò, Napoli 1988, pp. 57 - 61
(Castellammare di Stabia, 1707 - Napoli, 1789)
Ritratto di bambina,
Olio su tela, 40,5X28,5

Bernardo de Dominici nelle Vite dei pittori, scultori ed architetti napoletani edite nel 1743, osservò che le pitture di Bonito furono assai lodate e gli valsero una grande reputazione e, secondo noi, in netto anticipo rispetto alla produzione di Gaspare Traversi. I risultati raggiunti furono straordinari, soprattutto considerando che si concentrano in modo particolare tra il quarto e il quinto decennio, nel momento preponderante e trionfale della retorica tardo barocca inaugurata dal Solimena. Il suo particolare talento nella ritrattistica, gli permise altresì di frequentare la corte di Carlo e Maria Amalia di Borbone e l'aristocrazia partenopea. Allievo di Francesco Solimena, l'artista si pone di conseguenza tra i principali protagonisti della pittura del XVIII secolo; capace regista nell'affrontare scene di storia, ma altresì sapiente lettore della vita quotidiana, dimostrandosi capace anche di porsi in alternativa all'aulica ufficialità della corte. E sempre la nostra tela evidenzia una introspezione psicologica ed emozionale, aspetto che sovente la critica, partendo dal Longhi, ha negato a Bonito di possedere, relegandolo un passo indietro rispetto ai suoi contemporanei e confinando le sue creazioni in un ambito di una generica illustrazione, incapace di cogliere la sostanza più intima e segreta dei sentimenti, spesso scadendo anche nell'ovvietà e nel cattivo gusto (Spinosa, 1988, p. 60). Osservando il dipinto in esame, è possibile affermare che il giudizio longhiano sia inesatto, sottolineando quanto l'immediatezza espressiva e senza filtri caratterizzi l'immagine del ritratto in esame.

Bibliografia di riferimento:
B. De Dominici, Vite de' pittori, scultori ed architetti napolitani, III, Napoli 1763, pp. 712 - 714
N. Spinosa, Pittura napoletana del Settecento. Dal Barocco al Rococò, Napoli 1988, pp. 57 - 61

OLD MASTER AND 19Th CENTURY PAINTINGS

Auktionsdatum
Lose: 901 - 1245
Lose: 1246 - 1397
Ort der Versteigerung
Palazzo del Melograno
Piazza Campetto 2
Genova
.
Italy

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