Domenico Fetti (Roma 1589 - Venezia 1623) bottega di Ero e Leandro Olio su tela 53,5 x 76,5 cm L’opera riprende uno dei tre pannelli di legno conservati al Kunsthistorisches Museum di Vienna, con tre scene mitologiche eseguite per un mobile: Andromeda e Perseo, Galatea e Polifemo, Ero e Leandro. La tela in esame ha un formato meno allungato in orizzontale, probabilmente perché pensata come dipinto da parete, a differenza della tavola da cui deriva. L’altissima qualità dei particolari, come i due delfini ed Ero che precipita dalla torre, fa sostenere che l’opera potrebbe essere nata quale replica di bottega, ovvero sotto la direzione del maestro e senza escludere il suo intervento. Domenico Fetti iniziò la sua formazione con il padre, pittore della cerchia dei Carracci. In seguito fu allievo di A. Commodi e del Cigoli. Inoltre, Fetti trovò ispirazione negli esempi che incrociava a Roma nel primo Seicento, da Caravaggio ad Annibale Carracci e Adam Elsheimer, senza tralasciare Federico Barocci e Orazio Borgianni. Anche se la sua fonte maggiore di ispirazione fu sicuramente Pietro Paolo Rubens, dal quale apprenderà la pennellata pastosa e grassa, il colorito ricco con forti contrasti luminosi. Nel 1614 si trasferì a Mantova come pittore di corte dei Gonzaga, invitato dal duca e cardinale Ferdinando. Vista la mole e l’importanza delle commissioni, ebbe nella sua bottega sia il padre Pietro sia la sorella Lucrina, suora e pittrice. Nel 1622 si trasferì a Venezia, dove morì l'anno seguente. Domenico Fetti (Rome 1589 - Venice 1623) workshop of Ero and Leandro Oil on canvas 53,5 x 76,5 cm The artwork takes up one of the three wooden panels kept at the Kunsthistorisches Museum in Vienna, with three mythological scenes painted for a piece of furniture: Andromeda and Perseus, Galatea and Polyphemus, Ero and Leandro. The canvas in question has a less elongated horizontal format, probably because it was conceived as a wall painting, unlike the panel from which it is replicated. The very high quality of the details, such as the two dolphins and Ero falling from the tower, suggest that the artwork could have been created as a workshop replica, or under the direction of the master and without excluding his intervention.