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Giulio Carpioni (Venezia 1613 - Vicenza 1678)
"Baccanale con vecchio fauno"
Olio su tela
"Bacchanal with an old faun"
Oil on canvas
54 x 71 cm
Come riporta Orlandi (1753), il giovane artista inizialmente opera sotto Alessandro Varotari detto il Padovanino. Questa scelta giovanile, ha determinato una scelta decisamente in senso classico nella tradizione veneziana. L’artista comunque volge lo sguardo oltre la tradizione veneta e si dimostra sensibile anche alle influenze della pittura romana, del cortonismo di Ruschi e al naturalismo di Saraceni e Règnier, e non è indifferente all’asciutta espressione moralizzante del Poussin.
Nell’opera in esame si riconosce la pittura schietta e misterica del Carpioni, vi si ritrova la sua ascendenza classicista ma al contempo quella bizzarria espressiva che trasforma i volti in caricature, tipica del suo vecchio amico Pietro della Vecchia. Non manca l’accenno a Tiziano, visto alla Scuola del Santo negli anni giovanili a Padova, espresso col del rosa manto della donna distesa e nell’illuminazione, a spot diremo oggi, delle figure che paiono avere ognuna una personale fonte d’illuminazione. Le rimembranze poussiniane si evincono dal tema moralizzante che denuncia la perdita della sana condotta a causa dell’abuso di vino e dalla stesura pittorica essenziale e (terrosa). Un preciso riferimento comparativo si ritrova nell’opera pubblicata nella monografia di Giuseppe Maria Pilo, numero 117 (Bacco, Cerere, Venere e fauno) Collezione Egidio Martini
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Giulio Carpioni (Venezia 1613 - Vicenza 1678)
"Baccanale con vecchio fauno"
Olio su tela
"Bacchanal with an old faun"
Oil on canvas
54 x 71 cm
Come riporta Orlandi (1753), il giovane artista inizialmente opera sotto Alessandro Varotari detto il Padovanino. Questa scelta giovanile, ha determinato una scelta decisamente in senso classico nella tradizione veneziana. L’artista comunque volge lo sguardo oltre la tradizione veneta e si dimostra sensibile anche alle influenze della pittura romana, del cortonismo di Ruschi e al naturalismo di Saraceni e Règnier, e non è indifferente all’asciutta espressione moralizzante del Poussin.
Nell’opera in esame si riconosce la pittura schietta e misterica del Carpioni, vi si ritrova la sua ascendenza classicista ma al contempo quella bizzarria espressiva che trasforma i volti in caricature, tipica del suo vecchio amico Pietro della Vecchia. Non manca l’accenno a Tiziano, visto alla Scuola del Santo negli anni giovanili a Padova, espresso col del rosa manto della donna distesa e nell’illuminazione, a spot diremo oggi, delle figure che paiono avere ognuna una personale fonte d’illuminazione. Le rimembranze poussiniane si evincono dal tema moralizzante che denuncia la perdita della sana condotta a causa dell’abuso di vino e dalla stesura pittorica essenziale e (terrosa). Un preciso riferimento comparativo si ritrova nell’opera pubblicata nella monografia di Giuseppe Maria Pilo, numero 117 (Bacco, Cerere, Venere e fauno) Collezione Egidio Martini
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