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Los
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Paolo Anesi (Roma 1697 - 1773) cerchia-circle of
"Paesaggi"
Coppia di dipinti olio su tela
"Landscapes"
A pair of oil paintings on canvas
194 x 131 cm
La vita di Paolo Anesi, per mancanza di dati certi, non è esattamente conosciuta, mentre la sua attività pittorica si può ricostruire grazie ad un gruppo di opere sicuramente di sua mano. I temi dei suoi dipinti e delle sue incisioni sono le vedute e paesaggi di Roma e della campagna romana. Anesi si può definire un paesaggista puro e arcadico, con sparuti richiami classicheggiati, alla Andrea Locatelli, pittore con il quale condivise parallelamente l’attività di paesaggista. La sua attenzione è indirizzata al paesaggio, che predomina su architetture e rovine. Preferisce al dato realistico o storico quello aneddotico favolistico delle umili genti. Alle vedute auliche di Roma, in voga nel suo tempo, egli preferiva vedere l’Urbe sempre da angoli anonimi della campagna circostante; al fasto eroico dei paesaggi di van Bloemen preferiva immortalare qualche disadorno sobborgo sulle rive del Tevere o una quieta campagna vissuta pacificamente da rare figure.
La coppia di tele in questione riscontra molte analogie stilistiche con le opere certe di Anesi. Tra queste, le più affini sono gli affreschi paesaggistici eseguiti da Paolo nella stanza di Zeus, Antiope e Amphione, presso Villa Albani-Torlonia, pubblicati in “Trittico paesaggistico romano del ‘700”, curato da Andrea Busiri Vici, dalla foto 52 alla 67.
Analizzando invece i particolari, osserviamo come le nostre tele siano pertinenti ai modi di Anesi, vissute da poveri contadini, pescatori, cacciatori e viandanti, scevri da valori simbolici e semplicemente intenti alle loro umili faccende. Inoltre, le case poste in secondo piano sono viste frontalmente o leggermente di scorcio, come nella maggior parte delle sue opere. Concludendo, annotiamo altri punti di contatto nelle voluminose nuvole solfuree e nelle grandi querce che, su una tela, sono riprese in parte ed entrano appena con qualche ramo in scena, mentre nell’altra s’intrecciano con i tronchi sui quali un’edera vi si arrampica, ricalcando altre peculiarità dell’espressione pittorica di Anesi
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Paolo Anesi (Roma 1697 - 1773) cerchia-circle of
"Paesaggi"
Coppia di dipinti olio su tela
"Landscapes"
A pair of oil paintings on canvas
194 x 131 cm
La vita di Paolo Anesi, per mancanza di dati certi, non è esattamente conosciuta, mentre la sua attività pittorica si può ricostruire grazie ad un gruppo di opere sicuramente di sua mano. I temi dei suoi dipinti e delle sue incisioni sono le vedute e paesaggi di Roma e della campagna romana. Anesi si può definire un paesaggista puro e arcadico, con sparuti richiami classicheggiati, alla Andrea Locatelli, pittore con il quale condivise parallelamente l’attività di paesaggista. La sua attenzione è indirizzata al paesaggio, che predomina su architetture e rovine. Preferisce al dato realistico o storico quello aneddotico favolistico delle umili genti. Alle vedute auliche di Roma, in voga nel suo tempo, egli preferiva vedere l’Urbe sempre da angoli anonimi della campagna circostante; al fasto eroico dei paesaggi di van Bloemen preferiva immortalare qualche disadorno sobborgo sulle rive del Tevere o una quieta campagna vissuta pacificamente da rare figure.
La coppia di tele in questione riscontra molte analogie stilistiche con le opere certe di Anesi. Tra queste, le più affini sono gli affreschi paesaggistici eseguiti da Paolo nella stanza di Zeus, Antiope e Amphione, presso Villa Albani-Torlonia, pubblicati in “Trittico paesaggistico romano del ‘700”, curato da Andrea Busiri Vici, dalla foto 52 alla 67.
Analizzando invece i particolari, osserviamo come le nostre tele siano pertinenti ai modi di Anesi, vissute da poveri contadini, pescatori, cacciatori e viandanti, scevri da valori simbolici e semplicemente intenti alle loro umili faccende. Inoltre, le case poste in secondo piano sono viste frontalmente o leggermente di scorcio, come nella maggior parte delle sue opere. Concludendo, annotiamo altri punti di contatto nelle voluminose nuvole solfuree e nelle grandi querce che, su una tela, sono riprese in parte ed entrano appena con qualche ramo in scena, mentre nell’altra s’intrecciano con i tronchi sui quali un’edera vi si arrampica, ricalcando altre peculiarità dell’espressione pittorica di Anesi
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