Maestro Veneto Cretese del XVI secoloEcce HomoTempera su tavola a fondo oroVenetian Cretan master of the sixteenth centuryEcce HomoTempera on panel with gold background37 x 27,5 cmLa scuola cretese Post-Bizantina si distingue dalla sua matrice costantinopolitana d’origine, gli artisti si organizzano nella corporazione locale di San Luca, stabilisce i propri criteri artistici e ne organizza la loro produzione con l'istituzione di vere e proprie scuole di insegnamento, apprendistato e avviamento alla professione. Questa nuova organizzazione permette un ricambio generazionale garantito e costante nonché, indirettamente, fa in modo che l’iconografia post-bizantina, liberata dai severi codici artistici, fiorisca, si rinnovi e si propaghi nei secoli successivi. La richiesta di icone è molto viva, soprattutto dovuta al fatto che sia a oriente e sia a occidente persiste la convinzione che l'immagine sacra dell’icona greca sia fedele all'immagine divina. La folla di committenti eterogenea, va dai mercanti d’arte dell’area mediterranea, ai conventi del Sinai o dei Balcani, dalle istituzioni ecclesiastiche italiane, ai nobili greci e veneziani; a soddisfare la grande mole di richieste, tra XVI e XVI secolo l’isola conta oltre centoventi pittori riconosciuti come maestri, uno stuolo cospicuo di artisti minori e di collaboratori di bottega. La bravura dei pittori cretesi è di saper distinguere e soddisfare le diverse esigenze dei richiedenti e lo fanno grazie ad una notevole abilità eclettica di dipingere in diverse maniere e stili. Il primo grande interprete è Andreas Ritzos che ha lasciato opere con un impianto rigorosamente bizantino, talvolta non disdegnava mescolare l’arcaico stile greco con inserti tipicamente veneziani. L’espressione ortodossa di Andreas mescolati con timidi inserimenti veneziani è continuata dal figlio Nicolas Ritzos, essi furono per molti versi gli iniziatori della nuova scuola cretese post-bizantina. Contemporaneo a Nicola sono Andreas Pavias e i suoi allievi tra cui spicca Angelos Bizzamanos. Il loro stile è arcaico e segue gli antichi dettami ma sicuramente segna l’influsso del gotico occidentale con il suo pathos realista. Fine miniaturista e molto incline alle suggestioni belliniane e al nuovo corso dettato dal Donatello a Padova, si mostra Nicola Tzafuris; egli risulta essere il primo artista realmente convinto dei modi occidentali-veneziani. I pittori greci, nella prima metà del XVI secolo, uscirono dall’isola e portarono la loro arte in terre lontane come nel caso del monaco pittore chiamato Bathas, al secolo Theophanes Strelitzas, che si prodigò nel nord della Grecia. Michele Damaskinos, invece, lavora a Creta spedendo opere in Grecia, nel Sinai e in Italia presso le comunità greche di Puglia. Il dato più significativo, comunque, è il suo trasferimento a Venezia ove opera per la folta comunità greca. Il suo enorme successo è, come di prassi per questi artisti, dovuto all'abilità sensazionale di adattare il suo stile, passando dall’osservanza greca ortodossa a inserire elementi copiati fedelmente da Jacopo Bassano. Con il suo essere eclettico riusciva egregiamente a soddisfare i desideri dei committenti sparsi ovunque in area mediterranea. Con Giorgio Klotzas arriviamo a toccare il XVII secolo visto che egli muore nel 1608. Noto quanto Damaskinos, egli lo superava per raffinatezza culturale e tecnica, oltre a dipingere icone era un abilissimo miniaturista nonché decoratore di codici. Con questi due ultimi esponenti oramai l’icona greca si volge all’arte veneziana e travalica la sua originale forma di rappresentazione simbolica per passare al metodo illustrativo-narrativo occidentale. I modi di questi due artisti imperversano per tutto il XVII secolo a Creta, a Venezia e ovunque vi fosse un iconografo aggiornato alla scuola post-bizantina