A marble Madonna, attr. A. Federighi, Siena, 1400scm 45x31. L'opera è accompagnata da uno studio critico del Professor Gabriele Fattorini. Il rilievo in marmo sagomato, che reca nella parte sottostante lo stemma della casata senese dei Paltoni, è corredato da una esaustiva ed articolata scheda critica redatta nel 2013 da Gabriele Fattorini che lo ascrive alla produzione tardo quattrocentesca della bottega dello scultore Antonio Federighi uno dei più importanti attori della scultura rinascimentale quattrocentesca a Siena e non solo. Scrive infatti il Fattorini di cui pubblichiamo alcuni stralci della scheda critica: "La composizione è identica a quella di un gruppo piuttosto noto agli studi: la Madonna col Bambino del Museo Diocesano di Siena che un tempo stava nel convento suburbano di Lecceto e sul finire dell’Ottocento passò quindi intra moenia nella chiesa di San Francesco: un rilievo quadrangolare in cui l’immagine della Vergine col Figlio si distingue dalla nostra per essere incorniciata da un tendaggio e accompagnata sul fondo da tre cherubini realizzati con la tecnica dello “schiacciato”. "A partire dagli inizi del Novecento, per voce di Paul Schubring, la storiografia artistica ha quindi accostato la Madonna leccetana all’ambiente di Federighi e in seguito le voci autorevoli di John Pope-Hennessy e Carlo Del Bravo hanno insistito sulla possibilità di un riferimento allo stesso maestro, che gode ancora di buona fortuna." E prosegue: "La questione della paternità del marmo conservato attualmente nel Museo Diocesano di Siena merita comunque di essere approfondita, poiché il nostro rilievo, per quanto sia un po' più piccolo della Madonna di Lecceto (che misura cm 61x50,5), si può credere uscito dalla medesima bottega: identico per fisionomie e interpretazione del panneggio, denota oltre tutto non poca finezza esecutiva, come si intende da una visione ravvicinata dei volti e pure dello stemma col delfino reso a “schiacciato” accompagnato dai nastri accuratamente incisi. Per quanto può contare, il formato ovale dello scudo rimanda alle predilezioni di Antonio Federighi (sono ovali gli stemmi nel bancale della Loggia Mercanzia e in quello della Loggia del Papa, così come nel coronamento della Cappella di Piazza), ovvero il nome che, mi pare giustamente, è ormai accostato alla Madonna di Lecceto." "Cautela vuole che la Madonna di Lecceto e il nostro rilievo siano tuttavia da considerare come prodotti della bottega di Antonio Federighi, perché non reggono il confronto con la qualità altissima delle opere autografe; non è da escludere che lo scultore senese, ragionando su idee donatelliane, abbia realizzato un prototipo marmoreo di sua mano ancora da ritrovare, oppure abbia dato vita ad un modello che la sua officina replicò più volte." Per concludere "La nostra Madonna potrebbe essere stata allora eseguita dall’officina federighiana tra il settimo e l’ottavo decennio del Quattrocento, nel contesto dell’attività per il rinnovato palazzo Paltoni e riproponendo un fortunato modello elaborato da Antonio alla fine degli anni cinquanta."
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