Giuseppe Recco (Napoli 1634 - Alicante 1695), Natura morta con strumenti e tappetiolio su tela, cm 75x120, Fatto dal De Dominici, suo biografo napoletano, un “pittore singolarissimo di fiori, frutti, cose dolci, pesci, cacciagione, verdume e altro”, Giuseppe Recco crebbe innestandosi nel solco della bottega di famiglia, specializzata nella tecnica della natura morta, e gestita dal padre Giacomo e dallo zio, più conosciuto, Giovanni Battista. Il nostro imponente pendant testimonia ormai di uno stile condotto in piena autonomia ed emancipato dall’esempio del naturalismo propugnato dai parenti. Giuseppe è qui rivolto con più profonda adesione alla pittura di Paola Porpora e agli esempi, scopertissimi, di carattere nordico che risolve tuttavia impiegando una pennellata più densa e pastosa, di matrice locale. È nel giro d’anni compreso tra 1670 e il 1680 che consolidò la propria fama, anche grazie soprattutto a raffinate composizioni di fauna ittica che incontrarono rapidamente il gusto degli intendenti che gli valsero, come documenta la firma apposta sulla “Natura morta con festoni di fiori e cacciagione del Museo Nazionale di Capodimonte” datata 1671, il titolo di cavaliere. L'opera è corredata di attestato di Libera Circolazione
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