Importante acquasantiera raffigurante la Deposizione in argento fuso, sbalzato e cesellato. Genova XVII secolo, cm 23,5x18,5x8, gr. 620. Rara acquasantiera in argento sbalzato, con parti in fusione, rappresentante la Deposizione di Cristo cesellata in forte rilievo. Sullo sfondo il Golgota entro cornice di rocce e arbusti. Piletta coeva a cassetta estraibile con coperchio mobile. Iniziali "M V" incise sul retro, forse appartenenti all’antico proprietario. Bell’esempio di grande qualità esecutiva realizzata da valente orefice fiammingo operante a Genova nel XVII secolo, l’opera reca impresso in marchio torretta con datario 731 per la rimessa in commercio nella città di Genova nel 1731., Questa singolare opera si distingue immediatamente per la presenza del gruppo scultoreo in posizione centrale e per il naturalismo della cornice. Gli elementi caratterizzanti sono certamente espressione di un gusto barocco ancora vivo nell'arte ligure dei primi decenni del Settecento, ma rendono tuttavia questa acquasantiera un esemplare assolutamente originale nel repertorio noto degli arredi in argento d'analoga funzione. L'intero manufatto è infatti concepito ed eseguito come una vera e propria messa in scena in cui narrazione, funzione e decorazione si compenetrano. In una direzione, la scenografia paesaggistica supporta la rappresentazione a tutto tondo ampliandosi nella cornice ed assimilandone le funzioni; nell'altra, l'arco roccioso che inquadra l'episodio drammatico e accoglie la vaschetta, si prolunga orizzontalmente con lo sfondo del Calvario nel campo ai piedi della collina. Franco Boggero e Farida Simonetti, descrivendo e commentando un'acquasantiera di analoga concezione e, probabilmente, identica "mano" - l'acquasantino con 'San Giovanni Battista alla fonte'- individuano alcune caratteristiche che permetterebbero una medesima, illustre, contestualizzazione storico artistica dell'acquasantiera con 'Deposizione'. L'impostazione teatrale ed il tono pittorico del racconto paiono infatti confrontabili con opere della bottega di Anton Maria Maragliano (1664-1739) e di argentieri come Felice Porrata (1650 ca - 1715 post), mentre il ruolo narrativo assegnato alla cornice e la sua resa naturalistica, richiamano piuttosto le soluzioni stilistico-compositive dello scultore genovese Filippo Parodi (1630-1702) e del figlio pittore Domenico (1672-1742). Cfr.: Bibliog. : F. Boggero, F. Simonetti, L'Argenteria Genovese del Settecento, Torino 2007; G. Morazzoni, Argenterie Genovesi, Milano 1953, Tav. 81
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